GIOCOLIERE
/gio·co·liè·re/
Il giocoliere rappresenta una forma di intrattenimento tra le più famose e antiche del mondo. Si dice giocoliere chi fa particolari giochi di destrezza nei pubblici spettacoli e chi fa mostra di virtuosismo in qualche attività.
PRESTIGIATORE
/pre·sti·gia·tó·re/
Chi fa giochi di prestigio e giochi di illusionismo. Chi, con disinvolta sicurezza, fa vedere una cosa per un’altra. Nel linguaggio artistico è chi forza il potere illusivo dell’arte fino a dare l’ingannevole sensazione d una presenza concreta della realtà naturale.
PANTOMIMA
/pan·to·mì·ma/
Azione scenica muta, caratterizzata da una successione di gesti, atteggiamenti, espressioni del volto a carattere farsesco, talvolta anche con accompagnamento musicale. Serie di gesti vivaci o addirittura concitati per comunicare con altri senza l’uso delle parole.
GIOCOLIERE
/gio·co·liè·re/
Il giocoliere rappresenta una forma di intrattenimento tra le più famose e antiche del mondo. Si dice giocoliere chi fa particolari giochi di destrezza nei pubblici spettacoli e chi fa mostra di virtuosismo in qualche attività.
PRESTIGIATORE
/pre·sti·gia·tó·re/
Chi fa giochi di prestigio e giochi di illusionismo. Chi, con disinvolta sicurezza, fa vedere una cosa per un’altra. Nel linguaggio artistico è chi forza il potere illusivo dell’arte fino a dare l’ingannevole sensazione d una presenza concreta della realtà naturale.
PANTOMIMA
/pan·to·mì·ma/
Azione scenica muta, caratterizzata da una successione di gesti, atteggiamenti, espressioni del volto a carattere farsesco, talvolta anche con accompagnamento musicale. Serie di gesti vivaci o addirittura concitati per comunicare con altri senza l’uso delle parole.
Questa storia comincia in un polveroso e brullo piazzale di un torrido e ventilato paesino. Pressappoco quattro lustri fa. All’ombra di un tendone, quelli a strisce di un circo, giocolieri, trapezzisti, ballerine, acrobati, clown e mangiafuoco provano e riprovano i numeri che, nel buio del tendone, daranno in pasto al pubblico eccitato della sera. A spiarli da dietro quelle mezze transenne abborracciate c’è un ragazzino secco come un chiodo.
Attorno a un tavolo, in un angoletto, faccia a faccia al bancone del bar, anche sotto un ombrello. La micromagia ha bisogno di un metro quadro di spazio, di un mago e di un cuore aperto alla meraviglia.
Dove c’è un palco e delle quinte c’è uno show. La piazza, il teatro, il grande spazio diventano il tendone da circo, quel luogo magico dove realtà e illusione fanno a botte. E la prima soccombe.
I grandi sanno tornare piccoli in un battibaleno, ma i piccoli vogliono essere grandi. E per impressionarli bisogna saper parlare la loro stessa lingua fatta di colori e suoni senza mai cedere alla tentazione di fare il pagliaccio.